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martedì 1 marzo 2016

"El Tredesìn de Marz" spiegato ai bambini




Nell'ambito della manifestazione Primavera di verdeFestival e in riferimento allo spettacolo teatrale El Tredesìn de marz: tradizione e leggenda, mi è stato chiesto di prendere spunto da un brano dello scrittore Gian Luca Margheriti riguardante la leggenda di San Barnaba a Milano e di scriverne un racconto adatto ai bambini. Ecco qui il risultato :-)



Tredesìn de Marz, 
l'arrivo della Primavera a Milano

Tutti gli anni, da molti anni, a Milano il 13 marzo si festeggia il compleanno di una fanciulla profumata di fresco che si chiama Primavera e che, anche se gli anni passano, resta sempre con l'animo bambino, porta allegria, speranza e tanta voglia di giocare all'aperto.
Secondo la leggenda, la sua nascita è dovuta ad un signore di nome Barnaba, arrivato a Milano tantissimi anni fa attraverso la Porta Orientale, cioè quella che guardava verso il punto di cielo dove sorge il sole. Ora questa porta non esiste più, ma il luogo dove si trovava si può riconoscere da una scultura attaccata ad un muro che raffigura una lupa che allatta i suoi cuccioli. Si trova lungo corso Venezia, all'altezza del numero 21.
Sempre secondo la leggenda, quando arrivò alla Porta Orientale, Barnaba non si faceva la barba da un po' di tempo, era vestito con una tunica sporca e rovinata, si appoggiava ad un bastone storto e tutto quello che aveva era una ciotola di legno che usava per bere.
A vederlo poteva sembrare davvero un brutto personaggio e poteva far molta paura. Per questo motivo aspettò qualche giorno prima di entrare a Milano. Non conosceva nessuno e anche lui aveva paura a farsi vedere. Prima voleva osservare gli abitanti della città, guardare com'erano e cosa facevano.
In realtà Barnaba non era una persona cattiva: era un amico di Gesù e voleva portare in giro per il mondo tante belle notizie.
Un giorno, stanco di aspettare, decise di attirare l'attenzione dei milanesi. Prese un ramo e lo incrociò al suo bastone così da fare una croce. Poi alzò la croce al cielo e la fece cadere con forza su una pietra. In quel momento successe una cosa prodigiosa, che nessuno si sarebbe mai aspettata: la croce di legno si infilò nella roccia, che era diventata come di burro, e creò un piccolo altare. In questo modo Barnaba voleva dimostrare quanto vere e importanti fossero le cose che diceva. Ma siccome ciò che aveva fatto secondo lui non bastava, con le dita fece sulla roccia burrosa 13 segni in modo da ricordare per sempre ai milanesi la data del 13 marzo.
Eh sì che attirò l'attenzione! Attorno a Barnaba si fermò un po' gente ad osservare quello che stava facendo e allora lui ne approfittò per cominciare a parlare di Gesù, che, in una terra lontana lontana aveva fatto tante cose buone – i miracoli - , come aiutare le persone malate a guarire, e aveva detto tante belle parole alle persone tristi e povere, parole che riguardavano l'amore per il prossimo e il fatto che gli uomini sono tutti uguali tra loro.
Le persone che ascoltavano i racconti di Barnaba restarono meravigliate e contente del suo discorso e lui poté entrare nella città senza problemi. E anche qui, successero delle cose prodigiose: mentre camminava, al suo passaggio si sbriciolavano le statue di antiche divinità in cui i milanesi ora non credevano più e agli angoli delle strade sbocciavano fiori.
Arrivò così la Primavera a Milano. E tutti gli anni torna. Ella arriva leggera con passo delicato. E' vestita di colori pastello: giallo, rosa, celeste, verde, lilla, porpora e tanti altri; ha i capelli raccolti in trecce, come fossero nuovi rami d'albero, adornati dei primi fiori che sbocciano dopo il freddo dell'inverno: primule, violette, margherite, narcisi, iris, glicine, gelsomini.
La primavera canta con voce delicata di vento tiepido e risveglia gli animali in letargo, quelli che per tutto l'inverno hanno dormito al calduccio: orsi, ricci, formiche, tartarughe, scoiattoli, marmotte, ghiri, pipistrelli, serpenti, lucertole. Molti di questi vivono in montagna o in campagna, alcuni anche a Milano e la primavera sveglia tutti quanti.
I milanesi l'attendono e la festeggiano tutti gli anni, il 13 marzo, come aveva chiesto Barnaba. E la leggenda dice anche che, se i bambini tagliano i capelli in questo giorno, poi i capelli crescono più forti e robusti. (Daniela Troncacci)

mercoledì 21 ottobre 2015

Gocce di luce sulla sabbia


Acqua che lava e dona sale:
Come onde al sole, certe lacrime,
Illuminano gli occhi,
Riaccendono il sorriso.

(22/08/2015)




venerdì 18 settembre 2015

"Il giardino e il suo tempo. Forme e colori": percorso di immagini e parole a Milano Rogoredo


Il mio racconto "Il giardino incantato" sarà parte integrante della mostra fotografica di Davide Cappelletti: un percorso in cui sono presentate sequenze di vita floreale in differenti momenti della giornata e dell'anno e con diverse condizioni atmosferiche. Le immagini catturano la magia di un angolo di quartiere che cela inattese sorprese: un orto coltivato a fiori. Le parole ne esprimono forme, colori, sentimenti, con cenni al linguaggio dei fiori, descrivendo attimi di un ciclo vitale...






lunedì 14 settembre 2015

"Il giardino incantato", Daniela Troncacci


Il giardino e il suo tempo Milano RogoredoRacconto

 parte integrante della mostra 

Fotografie di Davide Cappelletti

Spazio Socio Culturale Coop via Freikofel 7, Milano #Rogoredo



Il sole appena sorto, fresca l’aria... Cristallina l’acqua sgorga goccia a goccia, non da sorgente tra le rocce, ma da manufatto creato all’uopo dall’ingegno di chi non s’arrende a fatiche e avversità, e cerca, trasporta, costruisce, quel che occorre.

Armonia e speranza nel cielo azzurro si spandono spingendo un po’ più in là bianche nuvole fuggitive, che non turbino, non ancora, l’inizio di quello che sarà.

Tra i rami di cespugli rigogliosi, occhi curiosi scrutano, al di là dell'ombra delle fronde, e scorgono la magia di un ameno angolo di mondo, dove qualcosa di straordinario, eppure antico, accade ancora.

Giovani mani modellano sculture vive che pian piano alzano la testa verso il cielo, ignare dei cambiamenti di umore che esso riserverà e riverserà a suo piacimento.

Un gesto ed ecco, dall’arcobaleno di cui ha il nome, l’Iris si innalza, a recar messaggi tra cielo, terra e mare, a sparger col suo profumo fede e desiderio di buone nuove.
Fiero mostra la sua bellezza, che non svilisce, ma contribuisce alla beltà del luogo: dalla mattina alla sera, l’Iris è fermo, lì, che spera.

Polvere di sabbia, raggi di sole e gocce di rugiada: dalla mani nodose sgorgano foglie e spine e petali di velluto. Flessuosa la Rosa apre le braccia al mondo e dona amore, svela segreti a lungo celati, mostra perfezione, suscita devozione e ammirazione, esprime promesse. Sta in silenzio, quando è bianca; canta amore, quando è rossa; arde di desiderio se di color corallo; se brucia di gelosia si fa gialla, o se si vergogna, oppure è contenta e in libertà. E’ pallida se ti è amica, rosa se felice e grata. Dal bocciolo al fiore maturo, è un crescendo di novità, di sfumature e posture: dal mattino alla sera, la Rosa, credimi, è sincera.

Spunta poi, un po’ più in là, l’amore vero, con forma di turbante. Narra la leggenda che sia frutto del sangue di un giovane innamorato; altri, invece, lo vedono scontroso e freddo di sentimenti. Che credano quel che vogliono, ognuno, gli osservatori. Si fa rosso, talvolta, per dichiarare amore, o giallo, quando ama senza speranza; violetto se modesto. Egli solo sa cosa serba in sé, mentre lì sta, ritto, in perfetto equilibrio di forma e di colori, con il cuore in mano, passionale, il Tulipano.

Nel candore dell’innocenza, casto e fiero, il Giglio sta, bianco, puro, maestoso. Si colora un po’ di rosa, talvolta, se si lascia andar a qualche vezzo di vanità. Con tinte gialle mostra la sua nobiltà. Può esser dolce, devoto e perseverante. Di donna onesta è ideale amante.

Appariscente, lussureggiante, suscita stima e rispetto, l’elegante Peonia, nella bianca sua purezza, nel rosso richiamo ad Eros; mai dimentica di profumarsi di romanticismo, talvolta è timida e vergognosa. Prospera, valorosa e nobile d’animo, in piena fioritura diffonde pace attorno a sé, in tutta la natura.

Visitati talvolta da creature alate, son lì con le loro espressioni, che pian piano prendono una forma che non rimarrà uguale a se stessa. Con il sole dentro o curvati sotto il peso di acqua scrosciante, esplosioni di colori, o steli scheletriti, tra alberi di albicocche assaggiate da farfalle dalle stesse sfumature di arancio; tra piante di susine Regina Claudia, meline Gava, ciliegie e pere, accanto a more, fragole, pomodori, zucche e rosmarino.

Spuntano, sbocciano, fioriscono… Son semplici fiori? Steli, petali, foglie. Son banali colori? Visti, rivisti, riveduti? Di quelli che puoi, in verità, trovar anche al mercato… Son di più, molto.

Son anime, sentimenti, desideri: son le nostre paure, le nostre voglie. Nascono e crescono, spalancati a raccoglier energia, a donare profumi e bellezze, nel fior fiore del loro essere fiori, a mezzogiorno. Li scalda il sole, li nutre la terra, li sconquassano le tempeste e al calar della sera, quel che avevano han dato, ora meritano il riposo. Un petalo cade, come una lacrima commossa, atterra su un tappeto di foglie, si accartoccia, si scurisce.

Quel che erano resta a nutrire la terra, a dar sostegno ove occorre, in quel continuo divenire in cui nulla è vano e svanisce, ma che il tempo trasforma. Nuovi semi in essa dormiranno; nuovi germogli spunteranno. Nuove sculture saranno forgiate e il giardino incantato ancora vivrà.

Mani nodose e stanche raccolgono petali sfogliati, e preparano il terreno per le nuove stagioni; accanto, mani giovani che apprendono l'arte della vita. Al di là dei cespugli rinsecchiti, occhi grandi, che molto hanno guardato e apprezzato, scrutano curiosi dita intrecciate: l'antico e il nuovo. Occhi piccoli guardano curiosi gli occhi grandi e sgranandosi osservano il passaggio di consegne, i primi cenni del domani che verrà. Attimi preziosi, che qualcuno ha immortalato per noi, perché la magia, che continua e fluisce nel tempo, continui ad esserci anche attraverso il nostro sguardo.



martedì 3 marzo 2015

Qualche parola su questa pagina bianca


Sono una donna indaffarata, disoccupata, ma non in-occupata; 
sempre di corsa a fare e disfare, tra documenti da sistemare,
tomi da studiare, romanzi da leggere, fantasie da disegnare. 

Ed è così che qualche volta lascio in bianco queste pagine amate, 
non per trascuratezza, o perché siano dimenticate, 
ma perché ne ho tante altre da colorare, musicare, 
riempire di passioni e desideri, di esperienze e speranze. 

Ma questa sera una carezza la voglio lasciare, qui, 
a questo angolo nel vento, e lasciarmi dondolare un po' 
a guardare che succede, se qualcuno passa di qua, 
e magari mi sorride. Io di certo sorrido.

Ciao a tutti!!! By CapelloAlVento

Fiori spuntano come 
sorrisi su labbra irradiate di felicità

domenica 19 ottobre 2014

I nuovi inquilini del piano di sopra - Racconto di Daniela Troncacci


I nuovi inquilini del piano di sopra - Daniela Troncacci
Questo racconto è nato prima della Legge n. 76 del 20 maggio 2016, la quale 'istituisce l'unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale... ' Con essa, il desiderio della 'segretaria' si è in parte avverato. 


Lo puoi leggere gratuitamente su wattpad

"Purché se ne parli", i commenti di chi lo ha letto:

Francesco Principato, scrittore: "... Ti sei cimentata con un argomento difficile seppure di grande attualità e lo hai fatto senza prese di posizioni, senza retoriche rivendicazioni. Probabilmente perché non hai affrontato una questione personale, ma una querelle di alto senso civico...." Leggi tutto

Hanta Yo (associazione culturale):"... Emerge la fragilità dell’essere umano e il suo bisogno di accostarsi al proprio simile per condividere e meglio comprendere le comuni paure, gioie, emozioni..." Leggi tutto




sabato 8 marzo 2014

8 marzo, ma donne tutti i giorni!

Oggi ricorre la giornata Internazionale della Donna. Ma noi siamo donne tutti i giorni e tutti i giorni donne lavorano, crescono figli, amano mariti, lottano per i propri (e altrui diritti).
Tutti i giorni, donne e uomini, combattono insieme: contro i conti che non tornano, contro le malattie, contro malesseri politici e sociali, contro la povertà, contro la fame.
Ma cosa ricorda in particolare questa festa?
Ecco cosa racconta Wikipedia
E perché si regala la mimosa?
"... Uno dei significati della Mimosa, originario degli Indiani d'America, è quello di forza e femminilità"
La Mimosa esprime inoltre innocenza, libertà, autonomia, pudore e sensibilità..." Continua a leggere

8 marzo - Giornata internazionale della donna

Non siate le nostre lacrime, saremo i vostri sorrisi!

"Anche la donna più precisa - ben vestita e truccata di fresco, in corsa per una brillante carriera -
ha le sue debolezze, anche lei si alza con i capelli sfatti, anche lei ha mal di pancia, talvolta...
E le rughe che si increspano agli angoli della bocca quando cerca di non piangere...
Non amateci solo quando ci mettiamo in vetrina, sul bancone di un bar,
amateci nel quotidiano delle mura domestiche, quando siamo nervose e sappiamo di unto,
perché cresciamo i vostri figli, laviamo i vostri panni, cuciniamo i vostri piatti preferiti
e continuiamo ad amarvi anche se sappiamo che russate, puzzate di sudore e non siete perfetti,
perché AMARSI NELLA IMPERFEZIONE E' LA VERA PERFEZIONE DELL'AMORE..."
(Daniela Troncacci)


venerdì 18 ottobre 2013

I nuovi inquilini del piano di sopra - Racconto Commento di Hanta Yo


Nel post Ho suonato un tamburo Masai ... ho raccontato la mia esperienza con Hanta Yo.
Qui di seguito il commento di Hanta Yo al mio libro:


I nuovi inquilini del piano di sopra - Daniela TroncacciCara Daniela,
abbiamo letto con piacere il tuo racconto sull’Amore e l’Amicizia che nella sua semplicità rimanda all’importanza delle piccole cose e dei piccoli gesti.
Emerge la fragilità dell’essere umano e il suo bisogno di accostarsi al proprio simile per condividere e meglio comprendere le comuni paure, gioie, emozioni.
Dal nostro punto di vista il racconto è forse un po’ troppo ricco di dettagli che contribuiscono comunque allo sviluppo della narrazione.
Grazie per aver condiviso con noi il tuo racconto e buon proseguimento nella tua ricerca espressiva attraverso la scrittura!
Un abbraccio e buona estate!  Claudia e Mimmo
  
Grazie, ragazzi per aver letto il mio racconto e per il vostro prezioso riscontro!

lunedì 8 luglio 2013

I nuovi inquilini del piano di sopra - Racconto Commento di Francesco Principato


Il poeta, romanziere, commediografo Francesco Principato, ha così commentato il mio racconto "I nuovi inquilini del piano di sopra", in una mail del 10 giugno 2013:


I nuovi inquilini del piano di sopra - Daniela Troncacci" Carissima amica,
non mi va di scrivere una recensione (non mi reputo in grado di farlo), ti voglio scrivere una lettera per come si faceva una volta, quando si scriveva con carta e penna e le parole erano molto più dettate dal cuore.
Ti ho conosciuta e ti conosco da molti anni come amica sensibile e come poetessa capace di esprimerti con parole di grande peso specifico, il peso specifico della poesia (ti ricordi dei nostri vecchi concorsi poetici su Naufragi?).
Ho ricevuto il tuo racconto Gli inquilini del piano di sopra e l'ho iniziato subito a leggere preso da una grande curiosità: il titolo mi proiettava in una grande confusione. Di cosa parlerà Daniela? di vita 'precaria'? di subaffitti e convivenze? della 'sopravvivenza? ha scritto un racconto umoristico?
Nell'attesa di scoprirlo leggendo, i pensieri rincorrevano i ricordi e cercavo di scoprire cosa sapevo di te.
Man mano che giravo le pagine, di te non riconoscevo niente, niente tranne la grande leggerezza con cui affronti le delusioni della vita, le sue storture e le sue contraddizioni. E la tua grande sensibilità.
Ti sei cimentata con un argomento difficile seppure di grande attualità e lo hai fatto senza prese di posizioni, senza retoriche rivendicazioni. Probabilmente perché non hai affrontato una questione personale, ma una querelle di alto senso civico.
Ma è il modo in cui lo hai fatto che rende questo racconto una perla: hai reso questa storia difficile... una storia 'normale'. E questo è il grande merito del tuo racconto, far apparire l'argomento affrontato (e non dico di cosa si tratta) 'una cosa normale' e, senza mai dire una parola di disgusto, hai partecipato questa 'notizia' al lettore. E qualsiasi lettore che finisce questo libro... si ritrova prima disarmato e poi trafitto dall'ingiustizia.
Ho un solo piccolo appunto tecnico: a volte hai abusato dei 'due punti', forse ce ne sono alcuni di troppo ma ciò toglie poco alla scrittura: il racconto si legge comunque in un fiato.
Ciao Sissotta e complimenti.
Francesco
p.s. Hai visto che anch'io ho usato tanti 'due punti'? :)

Grazie Francesco! Soprattutto per averlo letto, è stato per me un grande onore!!!

giovedì 21 marzo 2013

Una mano sul ventre - Racconto breve

 
 
 
Le luci di Bolzano si accendono all’unisono, un coro muto che spande le sue ombre su strade deserte.
Un’ombra cammina tra gli arbusti secchi, lungo un torrente. Cammina su ciottoli asciutti da mesi; ascolta il fruscio lento di acqua stagnante. Cammina, ma non sa dove sta andando.
L’odore di fango punge narici rese insensibili da un persistente raffreddore.
Non è tardi, ma è già buio, sotto il ponte.
Le luci di Bolzano sono accese da qualche minuto, minuti che sembrano ore.
Un autobus è pronto alla stazione, attende i passeggeri per mangiarli: sono loro che gli danno la vita. Ma non c’è nessuno alla fermata. L’autobus riparte vuoto e sconsolato.
L’ombra ora è seduta su un freddo sasso bianco, levigato; avrebbe dovuto prendere quell’autobus. E’ stata accompagnata a pochi metri da lì; ma il suo accompagnatore ha svoltato l’angolo tanto presto da non accorgersi che lei aveva cambiato idea.
Ora è freddo, ha fame.
Ha preso tempo per riflettere, ma non ci riesce, la mente come annebbiata dal fumo della sua sigaretta, dal vapore del suo stesso respiro.
Non sa da quanto tempo è lì, intorpidita, sola, né triste, né felice, assorta in una insensatezza pesante; le sfugge il senso di ogni cosa; le sfugge di mano un anello, simbolo di falsità, scivola nell’acqua gelida: non è profonda, potrebbe riprenderlo; non lo fa.
Scivola una lacrima su una mano aperta e immobile abbandonata su un ginocchio piegato e immobile.
Fugge un singhiozzo ad una gola serrata.
La nebbia nella mente si dirada, i nervi si rilassano e sciolgono in pianto.
Non sa per quanto tempo rompe il silenzio della notte con il suo sfogo, non sa se qualcuno la sente ed ha pena per lei.
Poi ad un tratto il suo lamento cessa.
L’ombra getta via la sigaretta ancora accesa, si alza in piedi, sgranchisce le gambe, stiracchia le braccia. Poggia una mano sul ventre arrotondato e sulle labbra seccate dal freddo sboccia un lieve sorriso.
Guarda l’orologio: il prossimo autobus è tra venti minuti. Non sa cosa accadrà domani. Sa dove andrà; sa che non sarà sola.
 

martedì 11 dicembre 2012

Sogni e foglie d'argilla

 
Prese forma, l'argilla, di panchina e vaso di fiori.
"Ti piace? Ora distruggila", disse la maestra,
"Dai all'argilla forma nuova".
... Come distruggere un sogno infranto,
per crearne di nuovi.
... Come quando cadono le foglie:
respirino, i rami,
e accolgano in prImavera
altri raggi di sole, altri germogli di vita.
(AltaMarea, 11/12/2012)

domenica 8 luglio 2012

… UN SOLO GRANDE STRUGGENTE DESIDERIO! UNO SOLO! Che tale resterà.

Camminava lentamente l’ingegner X- i suoi passi accanto i miei – risalendo la collina, su per i sentieri attorno al lago di Vico. Non sentivo le risate, attorno, le voci, l’abbaiare dei cani.

Un solo desiderio: per una sola volta, un’ora sola! Persi nel bosco -noi due da soli - solo per parlare, o stare zitti, niente di più. Per sentirlo vicino, per sentire l'aroma del suo respiro...

Non sapeva, non doveva sapere. Seppe ma capì.. Capì che io so che…

Si può lottare, si deve lottare, per ciò che si vuole, ma non per le persone. Le persone non sono cose. Le persone hanno potere decisionale, hanno facoltà di operare delle scelte e non-scelte.

Capì e da lontano mi sorride ancora.

Inutile mettersi in competizione (ed io non  ne sono capace).
Meglio fare un passo indietro, restare in silenzio, guardare lontano, nel vuoto, affogare i pensieri nell’acqua putrida di un rigagnolo sperando di veder scintillare l’argento di un pesciolino.

Non  sentivo le voci, le risate, la musica dei tam tam. Solo lo scintillare dei suoi occhi mentre guardava altrove

Passerà, prima poi passerà (è passata mentre l’ingegner X seguiva altri passi…).

Passerà… L’ingegner X in cima alla collina, ogni tanto si volta a guardarmi e mi saluta con la mano.

... Solo il brusio dei pensieri e il battito del mio cuore. Tremano le gambe mentre scendo queste scale.
Passerà…  E’ stato tanto tempo fa.
Sembra ieri.


(DA: AltaMarea - Il tassello Mancante)