lunedì 14 settembre 2015

"Il giardino incantato", Daniela Troncacci


Il giardino e il suo tempo Milano RogoredoRacconto

 parte integrante della mostra 

Fotografie di Davide Cappelletti

Spazio Socio Culturale Coop via Freikofel 7, Milano #Rogoredo



Il sole appena sorto, fresca l’aria... Cristallina l’acqua sgorga goccia a goccia, non da sorgente tra le rocce, ma da manufatto creato all’uopo dall’ingegno di chi non s’arrende a fatiche e avversità, e cerca, trasporta, costruisce, quel che occorre.

Armonia e speranza nel cielo azzurro si spandono spingendo un po’ più in là bianche nuvole fuggitive, che non turbino, non ancora, l’inizio di quello che sarà.

Tra i rami di cespugli rigogliosi, occhi curiosi scrutano, al di là dell'ombra delle fronde, e scorgono la magia di un ameno angolo di mondo, dove qualcosa di straordinario, eppure antico, accade ancora.

Giovani mani modellano sculture vive che pian piano alzano la testa verso il cielo, ignare dei cambiamenti di umore che esso riserverà e riverserà a suo piacimento.

Un gesto ed ecco, dall’arcobaleno di cui ha il nome, l’Iris si innalza, a recar messaggi tra cielo, terra e mare, a sparger col suo profumo fede e desiderio di buone nuove.
Fiero mostra la sua bellezza, che non svilisce, ma contribuisce alla beltà del luogo: dalla mattina alla sera, l’Iris è fermo, lì, che spera.

Polvere di sabbia, raggi di sole e gocce di rugiada: dalla mani nodose sgorgano foglie e spine e petali di velluto. Flessuosa la Rosa apre le braccia al mondo e dona amore, svela segreti a lungo celati, mostra perfezione, suscita devozione e ammirazione, esprime promesse. Sta in silenzio, quando è bianca; canta amore, quando è rossa; arde di desiderio se di color corallo; se brucia di gelosia si fa gialla, o se si vergogna, oppure è contenta e in libertà. E’ pallida se ti è amica, rosa se felice e grata. Dal bocciolo al fiore maturo, è un crescendo di novità, di sfumature e posture: dal mattino alla sera, la Rosa, credimi, è sincera.

Spunta poi, un po’ più in là, l’amore vero, con forma di turbante. Narra la leggenda che sia frutto del sangue di un giovane innamorato; altri, invece, lo vedono scontroso e freddo di sentimenti. Che credano quel che vogliono, ognuno, gli osservatori. Si fa rosso, talvolta, per dichiarare amore, o giallo, quando ama senza speranza; violetto se modesto. Egli solo sa cosa serba in sé, mentre lì sta, ritto, in perfetto equilibrio di forma e di colori, con il cuore in mano, passionale, il Tulipano.

Nel candore dell’innocenza, casto e fiero, il Giglio sta, bianco, puro, maestoso. Si colora un po’ di rosa, talvolta, se si lascia andar a qualche vezzo di vanità. Con tinte gialle mostra la sua nobiltà. Può esser dolce, devoto e perseverante. Di donna onesta è ideale amante.

Appariscente, lussureggiante, suscita stima e rispetto, l’elegante Peonia, nella bianca sua purezza, nel rosso richiamo ad Eros; mai dimentica di profumarsi di romanticismo, talvolta è timida e vergognosa. Prospera, valorosa e nobile d’animo, in piena fioritura diffonde pace attorno a sé, in tutta la natura.

Visitati talvolta da creature alate, son lì con le loro espressioni, che pian piano prendono una forma che non rimarrà uguale a se stessa. Con il sole dentro o curvati sotto il peso di acqua scrosciante, esplosioni di colori, o steli scheletriti, tra alberi di albicocche assaggiate da farfalle dalle stesse sfumature di arancio; tra piante di susine Regina Claudia, meline Gava, ciliegie e pere, accanto a more, fragole, pomodori, zucche e rosmarino.

Spuntano, sbocciano, fioriscono… Son semplici fiori? Steli, petali, foglie. Son banali colori? Visti, rivisti, riveduti? Di quelli che puoi, in verità, trovar anche al mercato… Son di più, molto.

Son anime, sentimenti, desideri: son le nostre paure, le nostre voglie. Nascono e crescono, spalancati a raccoglier energia, a donare profumi e bellezze, nel fior fiore del loro essere fiori, a mezzogiorno. Li scalda il sole, li nutre la terra, li sconquassano le tempeste e al calar della sera, quel che avevano han dato, ora meritano il riposo. Un petalo cade, come una lacrima commossa, atterra su un tappeto di foglie, si accartoccia, si scurisce.

Quel che erano resta a nutrire la terra, a dar sostegno ove occorre, in quel continuo divenire in cui nulla è vano e svanisce, ma che il tempo trasforma. Nuovi semi in essa dormiranno; nuovi germogli spunteranno. Nuove sculture saranno forgiate e il giardino incantato ancora vivrà.

Mani nodose e stanche raccolgono petali sfogliati, e preparano il terreno per le nuove stagioni; accanto, mani giovani che apprendono l'arte della vita. Al di là dei cespugli rinsecchiti, occhi grandi, che molto hanno guardato e apprezzato, scrutano curiosi dita intrecciate: l'antico e il nuovo. Occhi piccoli guardano curiosi gli occhi grandi e sgranandosi osservano il passaggio di consegne, i primi cenni del domani che verrà. Attimi preziosi, che qualcuno ha immortalato per noi, perché la magia, che continua e fluisce nel tempo, continui ad esserci anche attraverso il nostro sguardo.



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