"Il giorno dopo, Atiq si accorge di aver trascorso la notte in bianco seduto nel corridoio di fronte alla detenuta, dalla quale non ha mai distolto lo sguardo. Si sente sottosopra, con la testa leggera e la gola straziata. Ha l’impressione di svegliarsi nella pelle di un altro. Qualcosa di simile a una possessione fulminante lo ha investito fin nelle sue pieghe più riposte, abita i suoi pensieri, martella i suoi polsi, cadenza il suo respiro, anima il più piccolo dei suoi fremiti, ora canna rigida e immobile, ora edera strisciante che si aggroviglia intorno al suo essere. Atiq non cerca neppure di vederci chiaro. Subisce, senza soffrirne, una sensazione vertiginosa e implacabile, un’ebbrezza estatica che strapazza le sue difese al punto da fargli dimenticare le abluzioni. Ha tutta l’aria di un sortilegio ma non lo è. (…) Mai, in tutta la sua vita ha vissuto la condizione che lo consuma dal giorno prima,. Non ha fame, non ha sete. Il mondo circostante non lo sfiora neppure, sta vivendo qualcosa di prodigioso e terrificante insieme, ma non vorrebbe privarsene per tutto l’oro del mondo: sta bene."
Da: "Le rondini di Kabul", Khadra Yasmina
...descrizione.....potente....
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